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Il Manifesto di Ventotene

Il Manifesto di Ventotene è un documento considerato fra i testi fondanti l’Unione Europea, in quanto prefigura la necessità di istituire una federazione europea, dotata di un governo e di un parlamento democratico con poteri reali in economia e politica estera.

Redatto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi con il titolo «Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto», mentre stavano scontando la loro condanna al confino nell’isola di Ventotene, venne trasmesso clandestinamente, grazie ad alcune donne come Ursula Hirschmann ed Ada Rossi e, quindi, pubblicato nel 1944 da Eugenio Colorni, che ne scrisse la prefazione.

È bene sottolineare, tuttavia, che il Manifesto di Ventotene è un documento collettivo, in quanto anche altri confinati antifascisti contribuirono alle discussioni che portarono alla definizione del testo. Originariamente fu articolato in quattro capitoli, ma Eugenio Colorni che, poco prima di essere ucciso, ne curò la redazione, lo suddivise in tre:

  1. «La crisi della civiltà moderna» interamente elaborato da Spinelli;
  2. «Compiti del dopoguerra. L’unità europea» interamente elaborato da Spinelli;
  3. «Compiti del dopoguerra. La riforma della società» la prima parte definita da Rossi, la seconda da Spinelli.

Il Manifesto di Ventotene si fonda sui concetti di pace e libertà kantiana, e sull’idea che fosse necessario creare una forza politica esterna ai partiti tradizionali, inevitabilmente legati a dinamiche nazionali e, quindi, inadatti a rispondere alle crescenti sfide dell’internazionalizzazione. Propugna la necessità dell’esistenza di un movimento che sapesse mobilitare tutte le forze popolari attive nei vari Paesi d’Europa, al fine di far nascere uno Stato federale con una propria, unica forza armata, dedicata al mantenimento della pace. Per quanto riguarda la vita economica europea «liberata dagli incubi del militarismo o del burocratismo nazionale» esso prevedeva l’abolizione, limitazione, correzione o estensione – da valutare caso per caso – della proprietà privata «per creare intorno al nuovo ordine un larghissimo strato di cittadini interessati al suo mantenimento, e per dare alla vita politica una consolidata impronta di libertà, impregnata di un forte senso di solidarietà sociale».

Dalla spinta impressa dal Manifesto di Ventotene, nacque nel 1943 il Movimento Federalista Europeo e, soprattutto, l’idea che lo sviluppo della civiltà moderna – che era stato arrestato dai regimi dittatoriali – portasse ad una riforma dell’intera società per «riprendere immediatamente in pieno il processo storico contro la disuguaglianza e i privilegi sociali».

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