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Augusto Rossino- Condannato all’ergastolo dal regime fascista perché comunista.

Rossino Augusto Salvatore Agostino  nacque a Carloforte,  alle ore pomeridiane dieci e minuti dieci del 28 dicembre 1900. Il padre, Giuseppe svolgeva la professione di sarto mentre la madre, Maddalena Napoleone, era casalinga.

All’epoca dei fatti a lui ascrittigli era domiciliato e residente nella città ligure di La Spezia ove si era sposato il 15 ottobre 1925 con la Signora Carolina dalla quale ebbe tre figli. Risultava alfabeta e svolgeva la professione di disegnatore capo.

Nel maggio 1939 venne denunciato al Tribunale Speciale per la difesa dello Stato insieme ad altri 24 componenti di un gruppo clandestino comunista, operante tra La Spezia e Reggio Emilia per spionaggio politico e militare. Egli veniva accusato di numerosi reati, tra i quali quello di inviare ai comunisti italiani riparati a Parigi piante di officine militari e notizie sulle maestranze e sulle armi in costruzione, di aver organizzato il “Soccorso rosso” [organizzazione legata all’Internazionale Comunista, fondata nel 1922, con il compito di fornire supporto ai prigionieri comunisti e alle loro famiglie], di aver predisposto ordigni incendiari.

Il Tribunale Speciale, presieduto dal consigliere generale Gaetano Le Metre e composto dall’avvocato militare, in veste di giudice relatore Gioacchino Milazzo, e dai giudici Michele Calia, Mario Mingoni,  Gaspero Barbera, Renato Pasqualucci, Pietro Caputi,  tutti anche consoli della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, emise il 2 marzo 1940 la sentenza, per reati commessi in varie località d’Italia e all’estero sino al marzo – maggio 1939, contro “Muratori Spartaco, Rossino Augusto e altri” che costò, al carlofortino la condanna all’ergastolo, quale cumulo delle pene. Il procedimento penale coinvolgeva, oltre il citato carlofortino,  i compagni Muratori Spartaco, Berbetti  Maria, Bissi Giovanni, Duse Gastone, Franceschino Regina, Locori Rolando , Madrignani Ercole, Melodia Giovanni, Michi Massimo Celestino, Migliorini Oscar, Pascolini Otello, Pavinelli Mario, Pelacchi Mario, Pellegrini Giacomo, Picedi Dino, Poli Agostino, Saccano Alfredo, Sassano Fidia, Serbandini Giovanni Maria Augusto, Scarazzati Dirce, Tomboletti Giuseppe, Torracca osvaldo, Vaselli Oreste, Vienco Margherita.

Tutti loro erano imputati del reato di cui all’art. 270 capoverso 2° del Codice Penale per aver fatto parte “di un’associazione a carattere comunista diretta a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali costituiti nello Stato”. Inoltre erano tutti incolpati del reato di cui agli articoli 110 e 272 per avere, in concorso fra loro e con altri, “fatto propaganda per il sovvertimento degli ordinamenti economici e sociali costituiti nello Stato”.

Augusto Rossino oltre a ciò, assieme ad altri 10 compagni, era accusato di aver promosso, organizzato e diretto l’associazione a carattere comunista  su citata.

Augusto Rossino unitamente a Spartaco Muratori era incriminato del delitto di cui agli articoli 81 – 110 e 258 Codice penale “per essersi, con più azioni esecutive di un medesimo proponimento criminoso, procurate, a scopo di spionaggio politico-militare, notizie delle quali l’Autorità competente ha vietato la divulgazione”. Gli stessi erano anche accusati di aver rivelato le notizie su citate a scopo di spionaggio, in base all’art. 262,, capoverso 2°, Codice Penale. Infine in base agli articoli 110 e 257 erano incolpati “per essersi procurate a scopo di spionaggio politico-militare notizie che nell’interesse della sicurezza dello Stato debbono rimanere segrete”.

Augusto Rossino fu il creatore e l’organizzatore del “Soccorso rosso” a La Spezia, dividendo la città in 5 gruppi e che, alle sue dipendenze,  presero parte particolarmente attiva nella raccolta e nella erogazione degli aiuti ai prigionieri comunisti  i compagni Torracca, Poli, Pelacchi, Picedi, Locori, Saccani, Madrignani.

Assieme al Pavinelli fece degli esperimenti per la costruzione di ordigni incendiari che dovevano servire per compiere attentati dinamitardi su navi in partenza dall’Italia per la Spagna Nazionale.

Egli ebbe modo di recarsi a Parigi, unitamente al compagno Muratori che finanziò il viaggio, e in quell’occasione egli fu invitato da persone appartenenti al comitato Pro-Spagna Rossa di fornire loro notizie di carattere militare.

Alla fine del non breve iter processuale tutto il gruppo fu condannato a diversi anni di galera e come su riportato il carlofortino Rossino, alla pena dell’ergastolo, quale cumulo delle pene di anni tre pel reato di cui all’art. 270 cap. 2°, di anni cinque pel reato di cui agli artt. 110, 272, di anni dodici pel reato di cui agli artt. 110, 270, di anni trenta pel reato di cui agli artt. 81, 110 e 258, di anni trenta pel reato di cui agli artt. 81, 110 e 262 cap. 2°, di anni ventiquattro per il reato di cui agli artt. 110 e 257.

Egli è deceduto a La Spezia il 20 giugno 1988 all’età di ottantasette anni compiuti.

 

Lorenzo Di Biase

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