Angeloni Mario
Nato a Perugia il 15 settembre 1896 in una famiglia dalle forti tradizioni repubblicane, laureato in giurisprudenza, partecipa alla Grande Guerra come volontario e accede al grado di ufficiale di complemento dell’arma di cavalleria. Nella ritirata che segue la rotta di Caporetto, si rende protagonista a Pasian Schiavonesco (oggi Basiliano, in provincia di Udine) di un fatto d’armi che gli vale la medaglia d’argento al valor militare e la croce al merito.
Strenuo avversario del fascismo, nel 1924 dirige la sezione provinciale dell’associazione “Italia libera” e fa parte del comitato delle opposizioni. Condannato al confino nel novembre del 1926, sconta 3 anni nelle isole di Lipari ed Ustica. In seguito a un nuovo provvedimento di polizia, viene deportato a Ponza.
Tornato in libertà, ne approfitta immediatamente (aprile 1932) per riparare all’estero: dopo una sosta a Lugano, ove entra in contatto con Randolfo Pacciardi, si dirige alla volta di Parigi, Mecca dell’antifascismo in esilio. Nella capitale francese riveste dapprima la carica di segretario generale della LIDU (Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo) poi, dal febbraio 1935 al luglio 1936, quella di segretario nazionale del Partito Repubblicano Italiano (insieme a Cipriano Facchinetti).
Il 19 luglio 1936, alla notizia del tentato golpe dei generali faziosi, è tra i primi a mobilitarsi in difesa della “Spagna rossa”: lo troviamo infatti, insieme a Camillo Berneri e Carlo Rosselli, tra i promotori della “sezione italiana” della colonna anarcosindacalista “Ascaso”. È una formazione militare che raccoglie circa 150 volontari italiani, a maggioranza libertaria, ma all’interno della quale sono rappresentate tutte le anime dell’antifascismo.
In virtù della sua precedente esperienza bellica, l’avvocato umbro ne viene designato comandante, e in tal veste parte alla volta del fronte aragonese dopo un breve periodo di addestramento a Barcellona. Poco tempo dopo, il suo arrivo nel settore di Huesca, la sezione è attaccata da un nutrito distaccamento falangista in quella che sarà nota come battaglia di Monte Pelato (28 agosto 1936). Gli Italiani, pur in netta inferiorità numerica, riportano un’importante vittoria difensiva, offuscata però dalla morte di parecchi combattenti, tra i quali lo stesso Angeloni.
Pochi giorni dopo, il suo funerale lungo le vie della ciutat comtal vede una grande partecipazione popolare e la presenza delle più alte cariche politico-militari della Catalogna.