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La Concentrazione Antifascista

La Concentrazione Antifascista (più formalmente Concentrazione d’Azione Antifascista) fu la più importante organizzazione di cooperazione politica tra esponenti di vari partiti italiani fuoriusciti all’estero, ad eccezione dei comunisti e dei popolari.

Creata nel 1927 da Alcide De Ambris e Luigi Campolonghi – rispettivamente presidente e segretario della Lega Italiana Diritti dell’Uomo (LIDU) – aveva come proprio organo di informazione il giornale La Libertà, diretto da Claudio Treves. Fu operativa prevalentemente in Francia, nella cui capitale aveva la propria principale sede operativa. L’obiettivo della Concentrazione Antifascista era quello di condividere tra tutti i partiti e movimenti antifascisti una piattaforma comune di opposizione al fascismo e, conseguentemente, smussare le annose divisioni che avevano fino ad allora caratterizzato la loro attività in Italia.

L’organizzazione era, tuttavia, caratterizzata da un programma politico sostanzialmente sprovvisto di un piano organico e strutturato di rivendicazioni di carattere sociale, economico e politico, tanto da rendere impossibile alla stessa Concentrazione Antifascista esprimere una condanna inequivocabile del fascismo e della monarchia.

Solo nel maggio del 1928, il Comitato centrale della Concentrazione Antifascista indicò l’obiettivo finale della battaglia antifascista nell’instaurazione della repubblica democratica dei lavoratori, inducendo così i repubblicani a sostenere ed essere parte attiva nelle iniziative della Concentrazione. Fu, pertanto, deliberato che le organizzazioni di partito devolvessero alla stessa la metà del ricavato delle iniziative da loro promosse.

Questa adesione al repubblicanesimo mutò l’atteggiamento di Giustizia e Libertà (GL), il quale decise di stipulare un accordo con il PSI, che sancì l’ingresso nella stessa anche di GL e la sua inclusione nel comitato esecutivo dell’organizzazione, composto da tre elementi, in rappresentanza del PSI, del PRI e di GL, scelti di comune accordo fra i partiti. Successivamente, i contrasti tra le varie correnti si susseguirono: socialisti e repubblicani criticarono come una “invasione di campo” il programma di Rosselli, giudicato operaistico e giacobino, mentre non veniva particolarmente ben visto l’orientamento del Partito Socialista nella direzione di un patto d’unità d’azione con il Partito Comunista d’Italia.

Ciò indusse a continue e sempre più laceranti spaccature all’interno dell’organizzazione, fino al suo scioglimento nel 1934. Ciò comportò che, di fatto, la Concentrazione Antifascista svolse un ruolo chiave in Italia come organizzazione di opposizione al fascismo, solo nel mantenere i legami, informare ed assistere i confinati politici in Italia.

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