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Ventotene: il primo Memoriale del confino politico

Il Memoriale del confino intende ricordare, ad 80 anni dalla fine del fascismo, le migliaia di donne e uomini che, vittime della repressione fascista, su quest’isola furono confinati perché giudicati pericolosi per la sicurezza del regime.

Per effettuare una ricerca sui nominativi dei confinati clicca qui.

Cosa è stato il confino di polizia

La misura del confino di polizia viene introdotta nel 1926 attraverso il nuovo Testo unico di Pubblica sicurezza, a coronamento del processo di costruzione della dittatura totalitaria fascista. Con essa gli organi di polizia assumevano un potere di giudizio straordinario, a scapito della magistratura ordinaria. Il Testo unico affermava che potevano essere mandati al confino coloro che “avessero omesso o manifestato deliberato proposito di commettere” atti diretti a sovvertire l’ordine nazionale. La polizia aveva facoltà di perseguire una donna o un uomo anche senza bisogno di atti o prove, e per una semplice volontà, dimostrata o presunta.

I soggetti assegnati al confino venivano allontanati dal proprio luogo di residenza abituale e tradotti in una località lontana così da evitare qualsiasi tipo di partecipazione ad attività foriere di minacce per lo Stato fascista. La durata poteva essere da 1 a 5 anni. Era tuttavia a totale discrezione delle autorità rinnovare il periodo di confino se l’accusato “non aveva dato segni di ravvedimento”. In teoria quindi il periodo di confino poteva essere eterno.

Le isole di confino e la peculiarità di Ventotene dal 1939

Le isole minori italiane, soprattutto quelle del Mezzogiorno, diventano la meta dei confinati giudicati più pericolosi. Grazie alla loro ridotta superficie i confinati potevano essere più facilmente controllati e molto difficili le possibilità di fuga. Oltretutto questi spazi insulari vantavano una lunga tradizione detentiva che rimontava sino all’epoca borbonica.

Fino alla metà degli anni Trenta tutte le isole di confino hanno un funzionamento simile. I confinati vengono fatti dormire in spazi adattati a dormitori e hanno libertà di movimento in porzioni di territorio. Il processo di razionalizzazione delle isole di confino porta dalla seconda metà degli anni Trenta ad una progressiva ascesa del ruolo dell’isola di Ventotene.

A partire dal 1939 Ventotene è eletta a luogo privilegiato dove inviare i più pericolosi oppositori politici del regime. Centinaia di antifascisti tra i più fieri e determinati raggiungono l’isola in catene. Per un controllo più efficace viene costruita la cosiddetta Cittadella confinaria. Dodici padiglioni, di cui uno dedicato alle donne, uno all’infermeria e uno per i tubercolotici.

Di fronte a questi l’imponente caserma per la Pubblica Sicurezza, l’unico edificio rimasto ancora in piedi (attuale caserma della Guardia di Finanza). In nessun’altra isola era stato realizzato un progetto architettonico di questo tipo.

Dal 1926 al 1943 Ventotene ospiterà oltre 2300 confinati. I loro nomi sono qui a ricordarci questa delicata fase della storia nazionale.

La ricerca

La ricerca alla base del presente Memoriale è frutto di un lungo percorso avviato dall’ANPPIA negli anni Settanta, che ha visto interessate numerose persone. Adriano Dal Pont, Celso Ghini, Simonetta Carolini, Riccardo Navone, Leonardo Musci, Filomena Gargiulo, Anthony Santilli sono solo alcuni degli storici che vi hanno contribuito nel corso degli anni grazie al costante supporto dell’Archivio Centrale dello Stato di Roma e all’Archivio di Stato di Latina. Sino ad oggi abbiamo censito 2330 nominativi di persone che sono state confinate a Ventotene. Una ricerca che tuttavia non si è esaurita, soprattutto in riferimento ai nominativi dei confinati provenienti dalle regioni balcaniche e dal mondo arabo. Un lavoro sistematico è stato recentemente condotto sugli albanesi, per le ricerche condotte da Ardita Repishiti grazie ad un progetto finanziato dall’Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea di Roma. Di conseguenza, i nomi non sono stati messi in ordine alfabetico, nell’eventualità di poter aggiungere un giorno altri pannelli. Per questa stessa ragione, in fondo a destra, sono stati inseriti tre puntini di sospensione.

La ricerca continua, anche grazie al vostro aiuto. Se avete notizie di nominativi qui non presenti, l’ANPPIA e l’Archivio storico del Comune di Ventotene sono a vostra disposizione per accogliere informazioni, o anche solo suggestioni.

Per contatti: info@anppia.it

Credits Memoriale (coordinamento scientifico, enti contributori, attività di ricerca ecc.)[1]

[1] Credits:

Enti promotori:

ANPPIA

Comune di Ventotene

Coordinamento scientifico

Anthony Santilli (Centro di ricerca e documentazione sul confino politico e la detenzione – isole di Ventotene e Santo Stefano)

Ricerche condotte da:

Anthony Santilli (Centro di ricerca e documentazione sul confino politico e la detenzione – isole di Ventotene e Santo Stefano)

Filomena Gargiulo (Centro di ricerca e documentazione sul confino politico e la detenzione – isole di Ventotene e Santo Stefano)

Ardita Repishiti (Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea) per i confinati albanesi

Con contributi di: Filippo Ratti, Riccardo Navone.

Progetto Grafico

Maurizio Galli (ANPPIA Nazionale)

Grafica Caramanica

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