Il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato

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Il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato: braccio giudiziario del fascismo (Atti del Convegno di studi e di memoria)

Autore: Presentazione del Presidente Mario Tempesta

Edito da: Edizioni Anppia 2017

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Con questo volume vengono pubblicati gli atti del convegno di studi e memoria promosso dall’Anppia, dalla Corte Suprema di Cassazione e dall’Ordine degli Avvocati di Roma, con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, che si è tenuto il 25 novembre 2014 presso il Palazzo di Giustizia a Roma.
Con la legge n. 2008 del 25 novembre 1926 il regime fascista istituì il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, creò nuove figure dirette alla repressione del dissenso politico e reintrodusse la pena di morte per alcuni reati, tra cui quello di attentato agli esponenti della Casa reale e al Capo del Governo, il quale veniva così parificato al Re. Costituito non da magistrati dell’ordine giudiziario, ma da fedelissimi al regime, per lo più appartenenti alla Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, il Tribunale Speciale seguiva la procedura penale militare del tempo di guerra e pronunciava sentenze inoppugnabili in un contesto caratterizzato da limitatissime garanzie difensive e da un clima di intimidazione degli imputati e dei loro difensori. Nel corso di diciassette anni, dalla sua costituzione alla caduta del regime il 25 luglio 1943, il Tribunale fascista pronunciò circa 4.600 sentenze di condanna.
Con alto valore simbolico, il convegno si è proposto di rivisitare, nella stessa aula dove si tenevano le udienze del Tribunale Speciale (attualmente in uso al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma), le aberranti lesioni dei fondamentali principi di libertà operate dal fascismo attraverso un suo orpello giudiziario, che usurpava il nome di Tribunale, al cospetto del quale la gran parte degli imputati, tratti inderogabilmente a giudizio in stato di carcerazione qualunque fosse il reato loro addebitato, mantennero con dignità la testimonianza di fedeltà ai valori della democrazia, per la quale venivano inquisiti e condannati. Due di essi, Garibaldo Benifei e Ljubomir Susic, hanno rievocato in quest’aula la persecuzione che subirono ad opera della repressione fascista per il loro coraggioso impegno civile.