di Anppia
agosto 1922
Nei primi giorni dell’agosto 1922 quindicimila squadristi fascisti comandati prima da un quadrumvirato locale e successivamente da Italo Balbo, accorsero a Parma. Trovarono ad accoglierli gli Arditi del Popolo e le formazioni di difesa proletaria di Guido Picelli a cui si unì la popolazione civile, in particolare dei quartieri Oltretorrente, Naviglio e Saffi.
Scrive Balbo: “Hanno solidarizzato con i rivoltosi: la Camera del lavoro sindacalista, con Alceste De Ambris alla testa. […] La Camera del lavoro socialista […]. Molti popolari. Partecipano alla resistenza sovversiva persino alcuni preti in sottana che hanno offerto viveri e banchi di chiesa per gli sbarramenti. I giovani popolari sono capeggiati da un noto avvocato della città. Frazioni di partiti borghesi, legati alla democrazia nittiana […]”
Partecipano alle azioni le donne e i ragazzi. Ora per ora le trincee vengono approfondite e perfezionate.
La resistenza “di ottima caratura”, secondo le parole di Balbo, durò giorni, fino a quando non fu dichiarato lo stato d’assedio, in Città giunse il Regio Esercito. e gli squadristi si ritirarono.