ANTIFASCITI DA 100 ANNI
Documento conclusivo
XX CONGRESSO NAZIONALE 17-19 GIUGNO 2022, MILANO
A conclusione dei lavori la Commissione politica, riunitasi nei giorni 17, 18, 19 giugno composta da Marco Miccoli, Sergio Castelli, Nicola Colombo, Massimiliano Desiante, Genny De Pas, Maurizio Orrù, Giovanni Taurasi dopo aver esaminato gli emendamenti e gli ordini del giorno pervenuti dalle Sezioni all’unanimità ha proposto al Congresso
- di accogliere tutti gli ordini del giorno pervenuti (con esclusione di quello della Sezione di Catania che viene ritirato dai proponenti) e di metterli agli atti del Congresso;
- di trasformare l’ordine del giorno con cui si chiede la scarcerazione di Assange e si esprime solidarietà e vicinanza a tutti i giornalisti perseguitati o imprigionati nel mondo, dalla Turchia, alla Cina, dagli Emirati Arabi, che pagano un prezzo altissimo, per difendere la libertà di informazione, in un comunicato da inviare alla stampa;
- di approvare il documento conclusivo del Congresso di cui si dà lettura e che è allegato al presente verbale (le proposte sono state approvate all’unanimità dalla Platea Congressuale).
Il XX Congresso dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti, celebrato a Milano nei giorni 17,18,19 giugno 2022, condivide e approva la relazione del Presidente Nazionale Spartaco Geppetti, assume come proprie le analisi e le proposte emerse dal ricco e articolato dibattito congressuale svolto dai delegati, nonché esprime apprezzamento per i contributi forniti dai rappresentanti delle Istituzioni e delle Organizzazioni intervenuti.
Il nostro Congresso si celebra nell’anno in cui ricorre il centenario della marcia su Roma. Proprio questa ricorrenza ha generato la domanda che ha dettato il titolo stesso del Congresso: Antifascisti da 100 anni. Ciononostante oggi ha ancora senso definirsi antifascisti?
I Congressi provinciali e le analisi di questi tre giorni di Congresso nazionale ci impongono di rispondere di sì a tale domanda e ci inducono ad affermare con forza e convinzione che ci candidiamo ad essere antifascisti per i prossimi 100 anni e più.
Lo facciamo sulla base dell’analisi dei processi storici che si sono manifestati nell’ultimo decennio e sulla base di una situazione internazionale complessa, nonché sui rischi relativi alla recrudescenza fascista in Europa e in Italia. Un contesto inedito e imprevedibile che mai avremmo potuto immaginare.
A così tanti anni di distanza, e in questo quadro così mutato, l’antifascismo e i suoi valori rischiano di essere una categoria insufficiente o addirittura superflua per comprendere la realtà e per indirizzare le azioni e i comportamenti?
O non sono piuttosto proprio l’abbandono e l’indebolimento di quel paradigma e di quei valori ad essere tra le cause dell’insufficiente capacità italiana ed europea di dare risposte efficaci ai problemi economici, sociali, geopolitici che attraversano il continente?
Il tentativo di normalizzare il passato fascista, dittatoriale e razzista italiano è in corso da ormai alcuni decenni e si è rafforzata dopo il 1989, rischiando di trovare nuova linfa in un contesto in cui sono quasi del tutto scomparsi coloro che del fascismo hanno avuto esperienza diretta e si affaccia alla cittadinanza una generazione i cui nonni sono nati dopo la guerra o che non hanno legami con la storia precedente.
Ciò è stato reso possibile da molti fattori, il più significativo dei quali è senza dubbio la volontà di non fare compiutamente i conti con il nostro passato. Così se da un lato la storiografia più avveduta ha, attraverso un uso rigoroso delle fonti, chiarito che il fascismo fu un regime dai tratti totalitari, che si caratterizzò da subito per un uso spregiudicato della violenza e della repressione politica, la cui cultura fu fortemente e non occasionalmente intrisa da una logica di razzismo e pulizia etnica, verso gli ebrei, gli slavi e gli africani, è altrettanto vero che tutto questo non è divenuto patrimonio culturale diffuso e senso storico comune.
È in questo humus culturale, fatto di reticenze, sottovalutazioni, timidezze e a volte opportunismi, di una parte della classe dirigente, sia politica sia dei mass media, che i movimenti neofascisti hanno potuto muoversi e rafforzarsi, le parole d’ordine dei sovranisti nostrani trovare ascolto e l’anti politica diffondersi in un’opinione pubblica sempre più travolta dalla crisi economica e politica.
Anche in Europa è avvenuto qualcosa di analogo.
Dopo la prima fase di costruzione dell’Europa, in cui era stata l’unità antifascista e il richiamo dei valori di Ventotene a fungere da collante ideale al processo di unificazione, abbiamo visto affiorare, in alcuni casi governare, forze politiche di dichiarata matrice fascista e sovranista.
Oggi tutto questo avviene in presenza della guerra, che si è riaffacciata in Europa con l’invasione russa dell’Ucraina, guerra che purtroppo, anche se ne parliamo meno, la si vede protagonista in molte altre parti della Terra.
Da antifascisti non possiamo che essere preoccupati e non possiamo esimerci, così come già abbiamo fatto unitariamente a tutte le altre associazioni antifasciste, dal condannare fermamente qualsiasi tipo di invasione e aggressione militare, richiamando la politica al rispetto della Costituzione ed in particolare all’articolo 11 che ci impone il ripudio della guerra come metodo per la risoluzione delle controversie territoriali.
Oggi non possiamo anche da qui non lanciare un appello ai governi europei, affinché attraverso la più ampia azione negoziale si giunga al più presto al cessate il fuoco per consentire nel più breve tempo possibile la fine definitiva del conflitto.
Il riaffacciarsi della guerra non è il solo argomento che riafferma il ruolo e la necessità dell’antifascismo; molteplici e inediti, come abbiamo già detto, sono gli scenari che implicano tale necessità.
La pandemia mondiale, che ha costretto a casa l’intera popolazione mondiale per mesi e che da due anni ha cambiato in modo profondo e radicale il modo di vivere di milioni di esseri umani e la stessa visione del mondo, ha posto con forza all’ordine del giorno le questioni sociali.
L’enorme crisi economica mondiale, quando ancora, specie in Italia, non erano del tutto esauriti i postumi di quella finanziaria del 2008, ha disvelato croniche debolezze e criticità, ha accelerato trasformazioni e ha reso improcrastinabile la necessità di profondi cambiamenti del modello di sviluppo.
Cambiamenti indispensabili, come la protezione della salute su scala mondiale, la tutela dei diritti sociali e la transizione ecologica e digitale richiedono un impegno deciso della politica e un protagonismo della società civile democratica, a livello nazionale, europeo e globale.
Le diseguaglianze sociali ed il disagio e la rabbia che hanno prodotto sono risultate il terreno fertile per la propaganda fascista e sovranista ed hanno amplificato e messo a disposizione delle peggiori destre mondiali l’antipolitica e l’odio per le istituzioni democratiche. Non possiamo quindi, da antifascisti, che condannare con fermezza il riemergere degli attacchi all’assistenza sociale, il dilagare delle forme di lavoro precarie e sottopagate e lo sfruttamento del lavoro minorile, così come non possiamo tacere sull’assenza dei diritti sindacali nei nuovi settori del lavoro governati dalle piattaforme digitali.
Il mercato del lavoro continua a negare pari opportunità nei confronti delle donne e dei giovani.
La questione femminile resta centrale anche per la nostra agenda, ad iniziare dalla lotta ai femminicidi e alla violenza sulle donne, così come la lotta ad ogni forma di omofobia, sollecitando la politica all’approvazione di leggi efficaci che garantiscano ferme e concrete condanne per chiunque le pratichi.
Sempre nel campo dei diritti vi è poi il problema irrisolto dell’accoglienza e del riconoscimento dei diritti sociali e di cittadinanza per chiunque da ogni parte del globo fugga dalla guerra, dalla fame dalle catastrofi naturali prodotte dai cambiamenti climatici.
Qui vi è un inedito punto per il nostro intervento e per la nostra elaborazione: il grande tema della difesa del pianeta. Oggi i movimenti giovanili ambientalisti ci ripropongono la questione della lotta alle emissioni inquinanti nell’atmosfera e a tutte le pratiche umane che stanno devastando l’ecosistema. Argomento al quale non possiamo e non dobbiamo sfuggire.
C’è quindi necessità di una transizione ecologica mondiale che però deve saper coniugare la necessaria sostenibilità ambientale con quella sociale e non soltanto con le logiche economiche e del profitto.
Dove c’è devastazione del patrimonio naturale si acuiscono ingiustizia sociale e diseguaglianze ed è per questo che le giuste scelte per la salvaguardia del pianeta devono viaggiare di pari passo con quelle sociali e con le logiche redistributive e con nuove politiche per un lavoro che garantisca reddito dignitoso, salute e sicurezza.
Di fronte a tutto questo, continuare a definirsi antifascisti non è dunque una stanca espressione di “reducismo” e nostalgia nei confronti di un passato oramai lontano che ci ha visto protagonisti, e non è neanche un richiamo retorico o uno spauracchio strumentale.
È l’affermazione di un orizzonte possibile in grado di offrire alternative credibili ai modelli sovranisti e neo-nazionalisti che si rafforzano, è l’idea di un allargamento della sovranità nel senso della giustizia sociale e la costruzione di un modello di globalizzazione fondato sulla cooperazione e sull’estensione dei diritti.
È l’orizzonte nuovo disegnato dalla nostra Costituzione antifascista di cui ripetutamente sono messi in discussione oltre che i singoli articoli, anche l’impianto e la stessa radice storica.
Il nostro compito è dunque proseguire la battaglia per difenderla nei contenuti ma soprattutto per attuarla in tutte le sue parti, valorizzandone la matrice antifascista che è radice etica ancor prima che storica.
Non si tratta quindi tanto di “attualizzare” l’antifascismo, ma di riscoprire, diffondere e rafforzare la radice che ci consente la progettazione di un futuro di Pace e di Progresso, in Italia come in Europa.
Ed è quindi in questa chiave che intendiamo anche per l’avvenire proseguire il lavoro attuato in questi anni per approfondire e divulgare la conoscenza storica delle origini del fascismo e della memoria della persecuzione antifascista, rafforzando anche l’utilizzo di strumenti innovativi come l’audio visivo, le graphic-novel, i podcast, le conferenze spettacolo e l’uso di altri linguaggi come il teatro e la musica, nella profonda convinzione che dalla conoscenza del passato nasca la migliore garanzia per il presente e per il futuro.
In conclusione, ribadiamo la volontà di ricordare il centenario della marcia su Roma, condannando preventivamene ogni forma di celebrazione e rievocazione nostalgica che possa emergere, e l’impegno a ricordare come quella marcia condusse il paese nella dittatura. Lo faremo con le nostre armi della critica, attraverso un convegno che coinvolgerà i principali studiosi della materia, e con altre iniziative mirate in particolare a coinvolgere le giovani generazioni e le istituzioni scolastiche.
Il Congresso assume come impegno strategico il rafforzamento dell’associazione attraverso il lancio di un piano straordinario di adesione all’ANPPIA in grado di portare nell’associazione una nuova leva di iscritti, in particolare giovani. Ciò sarà praticabile attraverso un’azione omogenea da svilupparsi nel Paese, con precipua attenzione a quelle realtà dove pur essendoci una radicata tradizione antifascista, non siamo ancora sufficientemente rappresentati.
Impegno particolare dovrà essere assunto nei confronti dei più giovani e dei luoghi dove si attende allo studio, in modo da diffondere l’importanza dei valori dell’antifascismo per contrastare ogni forma di intolleranza, razzismo e discriminazione e promuovere l’educazione alla cittadinanza attiva e consapevole.
Attraverso iniziative mirate il Consiglio nazionale è chiamato a farsi carico di specifiche azioni atte a creare nuovi circoli e federazioni, anche eventualmente individuando un periodo specifico dedicato alla fase di tesseramento e la realizzazione di una festa nazionale annuale, nei modi e nei tempi stabiliti dagli organi dirigenti dell’associazione.
Il Congresso impegna il nuovo Consiglio nazionale ad adoperarsi sui temi indicati nel presente documento per trovare adeguate soluzioni affinché nel pianeta prevalga la giustizia sociale e la libertà.