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di Giocondo Talamonti

Il ricordo dell’Anppia di Terni a cinque mesi dalla scomparsa

Il dolore per la scomparsa di Mario Andrea Bartolini per il quale oggi, ci sentiamo tutti ingiustamente privati di qualcosa e soprattutto di qualcuno che ci apparteneva, si acutizza quando alla perdita di un dirigente politico, si unisce quella di un amico con il quale abbiamo condiviso il confronto politico nell’interesse superiore della città.
Parlamentare per tre legislature, amministratore pubblico, dirigente dell’Anppia di Terni, una figura di spicco nello scenario cittadino, si mostrava a tutti come una figura famigliare.
Il mio primo incontro con lui risale a quando, io Presidente nazionale della Federazione degli Sport per tutti e lui Presidente dell’Ancescao, concordammo di firmare un protocollo nazionale, il 15 gennaio 1994, presso il Castello Oldofredi a Brescia fra gli sportivi e gli anziani.
Un protocollo che ha aperto la strada all’attività motoria per tutti, a mettere insieme in gruppi di cammino anziani e giovani per vincere la solidarietà e l’isolamento. In quell’occasione organizzammo una visita congiunta a Malta per vedere, lui, come incrementare il turismo riguardante gli anziani ed io per verificare se c’erano le condizioni per organizzare le manifestazioni sportive Fiasp nell’isola maltese.
Dopo quei primi contatti ho assistito a vari suoi comizi e interventi, mi stupivano e non mi annoiavano per la chiarezza del pensiero.
Era facile comprenderlo.
Mi colpiva ogni volta che prendeva la parola.
Si faceva capire dalla gente del popolo. Non parlare difficile, essere lineare nel ragionamento, era nella sua natura. Si capiva tutto. Anche i concetti complessi, riusciva a esprimerli in modo comprensibile.
Preparava i suoi interventi pubblici attraverso una scaletta che predisponeva dopo uno scambio di idee con gli altri ed anche con chi la pensava diversamente, ma pronto a modificarla in base alle circostanze del momento.
L’istituzione di Centri per anziani, fondata sull’idea di anziano come soggetto attivo, ancora in grado di dare e non lasciato da una parte, insomma un vero protagonista.
Sempre pronto a mettere la sua disponibilità quando e comunque coinvolgeva la popolazione anziana.
Guardava al suo “popolo” e capiva come intervenire a seconda dei casi. Certo l’anziano non è facile da gestire, ma lui li aveva talmente osservati ed amati che aveva in ogni circostanza una parola giusta.
Quando veniva invitato, lui era attento ascoltava gli interventi, ne prendeva mentalmente considerazione, segnava tutto e sapeva mettere, a volte con fermezza, al posto giusto chi andava fuori le righe. La folla la conosceva bene, sapeva leggerla e la considerava uno strano animale. Mi ha riferito che durante gli scioperi, appena dopo la guerra, si presentava senza paura al confronto con le lavoratrici a cui avevano comunicato che lo Jutificio, produttore di ricchezza per la città fino a quel momento, veniva chiuso. Nell’aprile del 1970 l’impianto cessò di produrre. Manifestazioni di protesta a non finire e anche i sindacalisti avevano una qualche paura nello stare in mezzo a tante persone arrabbiate per la perdita del proprio posto di lavoro. Le preoccupazioni coinvolgevano anche le istituzioni: il Prefetto era solito appoggiarsi a Bartolini in quei momenti difficili per la città, per tenere calma la folla che lui affrontava come padre di famiglia riuscendo così nell’intento di farla ragionare.
Si richiamava spesso alle parole di Calamandrei, circa l’importanza di coinvolgere le giovani generazioni con il portarle nei luoghi dove si verificarono scontri di qualsiasi genere perché potessero cogliere i valori della libertà, gli ideali di pace e la fraternità fra i popoli.
Tante le battaglie a fianco dei lavoratori e delle classi meno abbienti, ma anche in difesa della Costituzione. È dalla conoscenza, dal ricordo, dalla memoria sempre viva che si costruisce il futuro. La difesa dell’Italia richiede sempre di più il lavoro della storia, la passione civile di chi ricerca il passato per operare.
Il sacrificio estremo dei nostri padri, non può essere disperso, ma servire da monito per tutti a non cadere di nuovo negli errori ideologici e storici che hanno segnato un periodo troppo lungo della crescita dell’uomo.
Ha in ogni circostanza ritenuto utile organizzare incontri per dibattere sulle vicende dell’industria ternana, dello statuto dei lavoratori, del movimento dei lavoratori in occasione delle grandi battaglie a difesa dell’antifascismo.
Era solito dire “coinvolgere le scuole per sensibilizzare i giovani, ma di non trascurare il movimento operaio, il lavoro, l’occupazione”
Riteneva, inoltre, importante appoggiarsi all’Anppia, all’ Anpi e alle segreterie territoriali dei sindacati perché facessero fronte comune contro i rigurgiti fascisti che in tutta Europa danno segni di vita.
Noi, caro Mario, ci saremo sempre a sostenere l’antifascismo, parte integrante della tua storia.
Ci mancherà l’acutezza dei tuoi interventi, la tua profonda visione della vita, il tuo giudizio distaccato della materialità quotidiana, qualità delle quali avevi saputo dotarti, mutuandole dalla tua esperienza di dirigente sindacale.
Ricordo, quando ero consigliere comunale, che nelle questioni importanti, come Lavoro e Sanità, mi consigliavi di proporre un documento unitario, mozione o atto di indirizzo che fosse condiviso anche con l’opposizione.
Ci mancherà, soprattutto, l’uomo con le sue abilità e le sue debolezze, la coerenza con le scelte politiche e con la lettura pratica delle cose del mondo, preoccupato costantemente di migliorare le condizioni sanitarie individuali, consapevole delle sofferenze dei degenti e dei disagi dei loro famigliari.

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