Rossi Ernesto
Nato a Caserta il 25.8.1897
Residente a Bergamo, professore, antifascista. Interventista e volontario nella prima guerra mondiale, ne esce mutilato e invalido. Studioso di storia ed economia, è seguace di Salvemini e di Einaudi, tra i fondatori di ‘Italia libera’, aderente all’’Unione democratica’ di Giovanni Amendola.
Redattore del Non Mollare, del Caffè, della Rivoluzione liberale. Professore a Bergamo, tiene i contatti con l’antifascismo all’estero. Tra i massimi esponenti di Giustizia e Libertà insieme a Riccardo Bauer, “dotato di spirito indomabile” è arrestato il 30.10.1930 per attentato all’ordine costituzionale dello Stato e dimostrazioni a carattere insurrezionale e condannato dal Tribunale Speciale il 30.5.1931 a 20 anni di reclusione. “ ammise di aver esplicato intensa opera antifascista…nelle varie riunioni segrete fra affiliati egli, Rossi, aveva preso viva parte alle discussioni sull’organizzazione e sul movimento della “Giustizia e Libertà” nonché sulla scissura tra la concentrazione (blocco unitario delle varie tendenze antifasciste del fuoriuscitismo) e la stessa Giustizia e Libertà…”.
Recluso a Roma. Nel 1934 gli è inflitta dal Consiglio di disciplina del carcere 3 mesi di cella di segregazione per frasi offensive verso il duce. Liberato il 29.10.1939, data della liberazione. A fine pena, il 29.10.1939, è confinato a Ventotene per 5 anni, dove è tra i redattori del noto ‘Manifesto di Ventotene’ nel 1941. Il 9 luglio 1943, Rossi fu arrestato con Vincenzo Calace e Riccardo Bauer e nuovamente tradotto a «Regina Coeli». Il 25 luglio 1943 lo salva da un nuovo processo davanti al Tribunale Speciale. Liberato il 30.7.1943. Nell’agosto 1943 partecipa alla fondazione del Movimento federalista europeo. Dirigente del Partito d’azione.
L’8 settembre capeggiò una manifestazione popolare a Bergamo, il che lo segnalò all’attenzione dei neofascisti e dei tedeschi. Ricercato e in pessime condizioni di salute, per le privazioni sofferte nei lunghi anni di carcere e confino, fu costretto a cercare rifugio in Svizzera.
Rientra a Milano nel 1945. Consultore nazionale, sottosegretario del governo Parri, è assertore di una moderna società democratica, svolge un’intensa attività pubblicista e di scrittore.
Nel 1955 fondatore del Partito radicale. Autore di numerose opere tra cui La riforma agraria, Critica del capitalismo, Settimo non rubare, I padroni del vapore, Il manganello e l’aspersorio, Viaggio nel feudo Bonomi ed altri. Muore a Roma il 9.2.1967.