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Terracini Umberto

Terracini Umberto

Nato a Genova il 27.7.1895

Nel 1911 si iscrive alla federazione giovanile socialista di Torino, di cui diviene segretario nel 1914. Fervente antimilitarista, sconta un mese di carcere nel settembre 1916, poi chiamato alle armi come soldato semplice fino alla fine della guerra. Si laurea in Giurisprudenza nel 1919.

Tra i fondatori del settimanale Ordine nuovo, direttore di Falce e martello, collaboratore dell’Avanti!. Scrive di lui Pietro Gobetti: “…è antidemagogico per sistema, aristocratico, contrario alle violenze oratorie, ragionatore dialettico, sottile, implacabile, fatto per la polemica e per l’azione.” Membro della direzione del Psi, tra i fondatori del PCd’I a Livorno.

Riorganizza clandestinamente il partito dopo la marcia su Roma. Ripetutamente fermato, arrestato nell’agosto 1925, rimane in carcere per 6 mesi. Dirige l’Unità e il lavoro sindacale. Arrestato per creazione di esercito rivoluzionario, cospirazione, propaganda, istigazione di militari alla disobbedienza, istigazione alla lotta armata contro le classi borghesi e il Pnf, oltraggio, vilipendio ecc., tiene al processo l’arringa difensiva a nome di tutti gli imputati. Subisce la condanna più pesante di tutti, 22 anni, 9 mesi e 5 giorni, che sconta a S. Stefano, Firenze, San Gimignano, Castelfranco Emilia, Civitavecchia. Anche in carcere non smette mai di fare politica e di mantenere con vari mezzi i contatti con l’esterno.

Per questo motivo viene processato una seconda volta sempre nel 1928 e prosciolto in istruttoria il 7.8.1928 per res judicata. Non esita a manifestare il proprio dissenso dalla linea del partito su alcuni temi fondamentali: valutazione della crisi 1929-33, la teoria del socialfascismo, l’esclusione di una fase democratica dopo la caduta del fascismo. Terminata di scontare la pena per amnistia nel febbraio 1937, viene confinato (Ponza, Ventotene) per 5 anni, nonostante che il medico sconsigli il clima marittimo per le sue condizioni di salute.

Nuovi motivi di dissenso con i compagni (guidati da Scoccimarro) suscita il giudizio sul carattere della guerra, che il partito continua a definire imperialista, fino all’entrata nel conflitto dell’Urss, mentre Terracini e la Ravera affermano che le potenze occidentali stanno comunque lottando contro il nazismo, il nemico più pericoloso, e pertanto il proletariato non può restare indifferente. Su questa e altre questioni si determina la piena rottura e i due vengono espulsi dal partito. Liberato nell’agosto 1943, senza appoggi politici, Terracini trova riparo in Svizzera, dove viene internato.

Rientra clandestinamente in Italia durante la Repubblica partigiana dell’Ossola, di cui diviene segretario. Dopo l’arrivo di Togliatti in Italia, Terracini viene reinserito negli organi centrali del PCd’I e raggiunge Roma. Consultore nazionale, membro dell’Alta Corte di Giustizia, deputato alla Costituente e, dal febbraio 1947, presidente della stessa. Ricopre cariche in varie organizzazioni democratiche ed è stato il Fondatore ed il presidente dell’ANPPIA.

Continua ad esercitare la professione di avvocato fino a tarda età, soprattutto in difesa di partigiani e in altri processi politici.

Senatore fino alla morte avvenuta il 7.12.1983

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